Aliena

sono in classe e so che sarò interrogata in storia la prossima lezione. non devo mancare, altrimenti perdo qualcosa che nel sogno ha un senso. c'è la professoressa di italiano alla cattedra, ma è solo un'immagine.

cambio di scena. con il pensiero di dover andare a casa a studiare, mi trovo al di sopra di un ponte molto alto e massiccio, come se lo stessi riprendendo dall'alto. questo ponte mi ricorda qualcosa. la differenza sta nel fatto che ha una precisa lunghezza ma, la larghezza, e tutto quello che sta sopra — torri e camminatoi — sembrano infiniti, troppo grandi. il ponte è scuro, con un'aria gotica, se non altro per il colore e il tipo di struttura, molto arzigogolata. stranamente non ho paura di quello potrebbe esserci al di sotto, né dell'altezza. so soltanto che dovrebbe esserci un fiume. devo raggiungere un livello più in basso. qualcuno mi mostra la strada, e mi dice dove fare più attenzione. mi mostra anche una sorta di isolotto che fa parte della terra ferma, di fianco al ponte, ma parallelo al livello più alto. l'isolotto è terroso, con poca erba, e c'è una struttura che somiglia ad un castello, ma in versione futuristica.

nella scena successiva non so se sono all'interno di quell'edificio, ma quello che ho intorno è nello stesso stile. ci sono diverse persone che conosco intorno a me. io so che devo tornare a casa, e mi sale una sorta di ansia per l'interrogazione. faccio sempre così: se aspetto ancora non studierò più. penso che quello che sto per fare mi prenderà molto tempo, ma spiegando le mie motivazioni alla professoressa lei capirà perché ho tralasciato storia. ci sono un regista e un aiuto regista. sono lì per girare delle scene. io indosso un vestito lungo, chiaro, da regina, e sono una aliena, non ci sono dubbi. ho del lattice che mi copre i capelli e anche il viso, tanto che mi cambia la forma degli occhi. il mio trucco è strano, gelatinoso, con colori diversi dai miei soliti, molto più chiari. mi piace e decido di girare le scene.

sono molto seria e determinata. non è un gioco. non mi sto divertendo, non rido, nessuno intorno a me ride. ma è giusto così, perché quello che si sta per fare richiede serietà, e a tratti sembra anche gravoso. l'unica cosa che faccio prima di iniziare è guardarmi allo specchio: noto che il lattice sulla fronte e i capelli mi cambia completamente la forma degli occhi. quindi sollevo un pò la maschera, vedo i miei occhi, li riconosco e lascio scoperto un cuffio di capelli. sono i miei, ma biondi. è chiaro che ho appena fatto i colpi di sole. lui gironzola lì attorno. lo incrocio diverse volte e si limita guardarmi, con un'espressione che sembra neutra, ma in realtà non è molto a favore di quello che sto per fare, infatti se ne tira fuori.

mi vedo dall'esterno mentre cammino verso quello che so essere il set. mi vedo alla mia altezza, di lato, con il vestito lungo che dietro appoggia per terra, lo trascino. penso che sì, la professoressa capirà. forse non subito. forse dovrò discutere con lei, ma capirà.

sono compiaciuta e fiera della maestosità con la quale cammino verso il set.